“MO’ ME LO SEGNO”

Con la morte finisce tutto. Il corpo smette di produrre energia e si spegne.

Il talamo, al centro dell’encefalo, costantemente raggiunto da tutte le stimolazioni sensoriali e dai feedback motori, fin tanto che è acceso ci dà la sensazione costante dell’hic et nunc, del nostro lunghissimo presente, della vita, insomma.

Quando il talamo si spegne l’anima immanente si dissolve, come i bagliori delle parole sullo schermo di un computer a cui si scarica la batteria.

Dopo la morte, il nulla. Si può avere paura …del nulla ?

La promessa di paradisi illude di un tempo eterno, nel quale continuare a procrastinare l’inizio del nostro diventare Uomini. Uomini lo si è da vivi, non da morti.

Il corpo, con la morte, ha valore solo se è donato (in parte) per la sopravvivenza di un nostro simile, (in toto) per lo studio di chi su di esso possa fare pratica ed esperienza per meglio giovare ad altri corpi ammalati.

Dalla morte nessuno è tornato, se non in mitologici e indimostrabili racconti. La promessa del dopo è stata costruita ad arte da chi, approfittando della nostra più intima paura, ha diviso gli Uomini e per sé ha accumulato, nei secoli, privilegi e ricchezze.
Chi dice di essersi risvegliato dalla morte e ha raccontato di tunnel e luci, di ricordi tumultuosamente rievocati, riferisce in realtà di un sistema di correnti e di memorie che vanno in tilt per poi riprendersi, inspiegabilmente (o forse per il motivo dell’attaccamento pervicace di ogni singola cellula alla vita).

La nostra data di scadenza è scritta nel segreto della lunghezza dei telomeri, quelle parti estreme del filamento di DNA che ad ogni replicazione si accorciano un po’, fino a scomparire; questo impedisce ulteriori duplicazioni, decretando prima lo scadimento e poi la fine degli organi.

Una volta espletate le funzioni a cui imperiosamente il DNA ci spinge (mangiare e procreare, attivando col cibo e il sesso i circuiti neurologici della intrinseca ricompensa) il nostro destino di Uomini non può che realizzarsi nel farsi rete con gli altri, Prossimo col nostro Prossimo.

Sentire i pensieri e bisogni dell’altro sappiamo farlo perché l’evoluzione del DNA ci ha regalato i mirror neurons, con cui non solo impariamo un gesto vedendolo fare ma anche, nel gesto altrui, riusciamo a riconoscere la componente limbica, emozionale di chi lo fa.


L’Empatia è insita nella nostro essere.. durante la vita abbiamo il dovere di esercitarla e ricavarne Bene, per Noi e per gli Altri.

“Ricordati che devi morire”  … “ mo’ me lo segno”… rispondeva al fratone quel grande di Massimo Troisi!

RINCASANDO COL POETA

Primi anni novanta. La biblioteca dove studiavamo, in centro, chiudeva puntualmente alle ore 23.

Tale limite temporale ritualizzava il mio ritorno a casa, il chiosco sui viali che chiudeva mentre passavo, la pubblica illuminazione che si affievoliva alle 23 e15 e Mario Luzi che rincasava, abitudinario pure lui nelle uscite serali.

Lo incrociavo puntualmente tra via Arnolfo e via Quintino Sella; abitava infatti qualche centinaio di metri più avanti rispetto alla mia casa paterna.

Una notte di febbraio, preso coraggio, lo salutai… “Buonasera Professore”… cortese, ricambiò.

Divenne, così, quel saluto nel buio di Bellariva, una bellissima luce, che si “riaccendeva” almeno due o tre volte a settimana.  

Aveva quasi ottant’anni, Mario Luzi, e camminava sicuro e spedito, d’inverno anche incurante del freddo, senza sciarpa o cappello. Una sera di pioggia accettò (era senza ombrello !) uno strappo fino a casa.

Restammo qualche minuto a parlare: mi complimentai per le riflessioni che aveva scritto, qualche giorno prima, a commento della Via Crucis romana del venerdì Santo; tanto servì per rompere il ghiaccio. Mi presentai come laureando in Medicina, raccontandogli però, emozionato, dei miei studi classici al Liceo Galileo che pure lo aveva visto studente mezzo secolo prima. “Lo vedi, mi disse bonario, quante cose abbiamo in comune, oltre all’ora in cui andiamo a dormire ?”

Foscolo, Leopardi, Manzoni, D’Annunzio li avevo sui libri; Luzi , quella sera, nella mia macchina … ed ero felice.

Il mollettone

Carissimo Jeff,
l’altra sera sono entrato nel tuo negozietto perché cercavo un telo copri tavolo, che in gergo ho imparato si chiama “mollettone”.


Di solito sei ben fornito, ma per il mio mollettone non avevi le dimensioni che cercavo.


A dire il vero sono uscito dalla tua bottega senza neanche salutare ed è forse per questo che i tuoi commessi elettronici, tutti i giorni da due settimane a questa parte sempre alle ore 9.15, mi ripropongono con una email  l’acquisto famigerato  mollettone.


D’altra parte non ho trovato sulle schermate che ho navigato il tasto “GRAZIE CI PENSO”, la frase di rito che si dice uscendo da un negozio vero nel quale non si è trovato l’oggetto o la convenienza cercata.
Siccome non ho altri modi per comunicare con te,  caro Jeffrey, volevo dirti che il mollettone l’ho comprato sotto casa ed è già disteso sul tavolo.

Entrando nel negozio di tessuti  ho respirato odori e colori antichi, che mi hanno riportato bambino quando accompagnavo  mamma o nonna alla Putía di Sampaulo… (rag. Nicola Cersosimo); la commessa mi ha spiegato come lavare il mollettone in lavatrice e mi ha accomiatato con un sorriso, forse formale ma assai gradito.


Caro Jeff, oltre al mollettone queste sono le altre cose che ti mancano e che sta a noi ritrovare.

Ingorgo a Papasidero

Il pullman parte da Mormanno all’alba… i due bar della piazza sono aperti, non ci sono
avventori ma forse non faccio in tempo a prendere un caffè.
Salpiamo in orario, io e l’autista, che conosce a memoria le curve tortuose che da 840 metri sul Poĺllino portano “alla marina”,  dove ho un treno alle 10.00.


Il cartello recita…”non parlare all’autista” ma in realtà è  lui che sbraita al telefono con un collega e parla all’unico, assonnato passeggero.
Fino ad Avena conosco quasi tutto del mio Caronte, amori, reddito, orientamento politico e convinzioni parapandemiche.


Prima di Papasidero incrociamo la vettura di linea che fa il tragitto opposto.. vuota. La strada è stretta e tortuosa e negli unici 20 metri di rettifilo  i due autisti si scambiano saluti e informazioni.
“A Papasidero c’è una Clio nera nella solita strettoia.. a salire ce l’ho fatta, perché la strada è  più  diritta, tu a scendere avrai enormi difficoltà perché esci da una curva”.
Comincio allora a confortare il mio nocchiero e lo carico come prima una gara. Arriviamo in paese e Caronte ci prova convinto e motivato, ma per la legge della impenetrabilità dei corpi le fiancate non passano tra la Clio e la balaustra.


Scendo allora per fare manovra ma è oggettivamente impossibile. L’autista chiama i Cabinieri. “Prima di un’ora non riusciamo ad arrivare”.
Provo, da abitante di città, a suggerire l’intervento di un carro attrezzi ma sono guardato con sufficienza.
Il bar è aperto… faccio colazione intanto.
La signora batte qualcosa sui tasti della cassa ma lo scontrino non esce. Se fossi stato un finanziere in borghese mi  sarei fidato della momentanea empasse dello strumento.


Esco e la situazione è ancora in stallo. Il bus è  indietreggiato in uno slargo per dare transito alle rarissime macchine, l’autista fa una sonora clacsonata che alle 7.00 sveglia mezzo paese. Un ragazzone in canottiera e tatuaggi esce dal bar, qualcuno si affaccia in mutande dai balconi. Ecco di buon passo un giovane carico di valigie e una borsa da cui escono appaiate due scarpe da tennis… bagagli fatti di corsa. Oltrepassa l’ostacolo, ha fretta e fa finta di ignorare il nostro problema. Il canottiere lo blocca chiamandolo per nome “sai di chi è questa Clio ?” e il giovane, categorico, girandosi senza fermarsi “di Giuseppe, il figlio di  XXX.. sicuro al 100 %”
Allora una signora inciabattata e spettinata dal terrazzo del secondo piano dice “ho il suo numero di cellulare” e lo detta al canottiere, che lo chiama, lo sveglia e gli spiega la gravità  del caso… “fai presto, tra poco arrivano  i Carabinieri”.


Per fortuna ho quasi due ore di comporto per il treno e quindi mi gusto la scena e la frescura.
Dopo un quarto d’ora arriva Giuseppe in mutande e con gli occhi di sonno…”non ho preso neanche il caffè”, confida al telefonista, che nel frattempo si congratula col ragazzo delle scarpe il quale a sua volta scende in macchina direzione mare (“bravo… stai a Londra ma ti ricordi a memoria di tutte le auto del paese !”).
Finalmente ripartiamo.
Dopo qualche curva i Carabinieri richiamano l’autista “dalla targa che ci ha dato la vettura risulta intestata a Giuseppe XXX” … ma oramai il caso è stato brillantemente risolto.

Ingorgo a Papasidero

Punti di vista

In Piazza dei Miracoli, a Pisa, centinaia di turisti ogni giorno si fanno immortalare nell’atto di sostenere la Torre pendente. Scegliendo la giusta prospettiva l’effetto è assicurato.

Se si consentisse soltanto la divulgazione delle foto con la “Torre sorretta”, potrebbe presto diffondersi la convinzione che a Pisa il monumento non crolla per merito di una ben organizzata cordata di “reggenti” i quali, alternandosi indefessi giorno e notte, ne impediscono la caduta.

Se poi, per assurdo, restasse solo l’ immagine di John Smith da Cincinnati, più volte immortalato nell’atto si ostacolarne il crollo, avremmo, in un tempo pieno di gente comune, un Eroe, del quale dovrebbe andar fiera l’intera umanità.

Se infine dalle foto sparisse la Torre, tutte quelle braccia alzate farebbero forse pensare ad un evento miracoloso, proprio in quella piazza dove da tempo non ne vede alcuno.

#1000coseinvecedisanremo

1. Ripassare le “vie non piramidali”
2. Imparare a cucinare la Sacher Torte
3. Leggere un bel libro di poesie
4. Riappaiare i calzini estivi e ritrovarci due cravatte
5. Fare un ritratto, farsi un autoritratto
6. Imparare 100 parole a sera di una lingua straniera
8. Leggere la Costituzione della Repubblica
9. Contattare su Facebook la più  bella (il più  bello) del Liceo e con la scusa di un libro prestato e mai restituito provare a invitarlo/a a pranzo
10. Buttare dall’armadietto i farmaci scaduti e non ricomprarli per ottimismo
11. Riaccordare la chitarra
12. Cercare l’attualità dei filosofi presocratici
13. Cambiare la guarnizione al rubinetto del bagno
14. Imparare a fare per bene lo squat
15. Aspirare i tappetini della macchina
16. Imparare i nomi delle strade che si percorrono ogni giorno
17. Travasare la stella di Natale
18. Lucidare gli scarponcini
19. Srotolare  le cravatte
20. Pensare alla meta di un viaggio
21. Cercare un nome per la voce del coccodrillo… Come fa ?
22. Imparare a stirare il colletto della camicia
23. Cercare sul proprio partner tre nuovi punti erogeni
24. Entrare in un bar a caso e chiedere il solito
25. Depilarsi i tragi
26. Fare monoporzioni sottovuoto di ‘nduja
27. Cancellarsi dai gruppi di Facebook dove ti hanno infilato proditoriamente (Terrapiattisti anonimi, La teoria del digiuno delle ore dispari, Cosa si nasconde dietro la pratica quadriennale dell’anno bisestile)
28. Hackerare il server della banca del seme per avere notizie della tua progenie
29. Comunicare con l’alfabeto Morse e una pila con il tuo dirimpettaio di codominio…
30. Chiedere il segreto di una buona maionese fatta in casa agli amici psichiatri
31. Memorizzare la targa dell’auto (moto)
32. Finire di montare (con immane fatica) la libreria dell’Ikea, appellando i vari pezzi in finnico-partenopeo… strunz, piezzemmrd, chitemuort.
33. Telefonare a numeri a caso e chiedere come sta zia Adele
34. Invitare a casa il dimostratore del Folletto e vendergli il Bimbi usato
35. Calcolare a mente fino alla ventottesima cifra del pi-greco
36. Imparare a sbucciare le arance con coltello e forchetta.
37. Convincere diplomaticamente le zanzare che hanno svernato in casa ad andare altrove… senza spargimento di sangue
38. Usare ago e filo per i bottoni penduli delle giacche
39. Imparare a memoria le tre o quattro principali tavole optometriche per fare poi un figurone con l’oculista.
40. Pulire il tostapane
41. Scavare un buco in cantina alla ricerca di reperti Etruschi.
42. Farsi una tecar
43. Citofonare ai vicini di casa chiedendo se è passato Salvini.
44. Scrivere tre parole che fanno rima con “mulo” .
45. Insegnare a un migrante Ghanese la Calabrisella, per integrarlo gradualmente al Nord.
46. Elencare tutte le funzioni del pavimento pelvico e farne una a caso
47. Definire una volta per tutte se la propria cucina è componibile o scomponibile.
48. Finire il puzzle di Rocco Siffredi in posa da Uomo Vitruviano e ricalcolare i parametri di Leonardo.
49. Cambiare tutte le password con la data di nascita dell’ex.
50. Verificare se hai i denti del giudizio.
51. Uscire in accappatoio sul balcone, spalancare le braccia al cielo e cantare a squarciagola “We are the champions”.
52. Recensire con 5 stelle su Google l’idraulico, sperando che la prossima volta non ti salassi.
53. Controllare il livello dell’olio della macchina, dei peperoncini piccanti e della sardella.
54. Provare a vendere su eBay la serie completa dei film di Alvaro Vitali.
55. Fare una partita scacchi da solo ed esultare per lo scacco matto.
56. Mangiare l’ultimo panettone della scorta natalizia.
57. Scoprire che il papà di Cappuccetto si chiamava Stefano Rosso e che il cacciatore era l’amante della nonna.
58. Aggiornare le volontà testamentarie e chiedere agli eredi di aggiungere sulla lapide il QR code con il link al profilo Facebook e Instagram.
59. Riscrivere la saga di Harry Potter ambientandola a Poggibonsi.
60. Rispondere all’ultima email della cartella “posta in arrivo” datata ottobre 2008…”mi scuso per il ritardo nella risposta. Ho trovato questo messaggio nello spam..”
61. Inventare una serie completa di esercizi posturali da supino e da prono da eseguire prima e dopo l’amplesso.
62. Imparare ad imitare le voci dei politici per fare scherzi telefonici…mi consenta !
63. Aprire una partita IVA a nome di tuo cognato.
64. Mettere a bagno i fagioli per il giorno dopo.
65. Incollare un cartone tagliato a cerchio sul vetro della finestra per vedere tutte le sere l’eclissi di luna
66. Scrivere un trattato breve sulle differenze tra il palo della lap dance e palo della cuccagna.
67. Fare una storia su Instagram con le foto di tutto quello che hai mangiato dal 1987 ad oggi, compreso l’arrosto di Bisonte che ti cucino’ il pronipote di Buffalo Bill.
68. Delineare il profilo psicologico dei tuoi vicini conoscendo soltanto il nome della loro WiFi (se_ti_attachi_ti_sdrumo; farlallina_amorosa36; jack_il_trapano…)
69. Lo dice la parola stessa
70. Chiedere ai tuoi amici di continuare l’elenco…

Luigi Paternostro. Una vita di studio, ricerca e condivisione.

Prima insegnante dal 1950 al 1969 a Mormanno (CS) e poi Direttore didattico. Dopo un’esperienza calabrese di cinque anni passa a Firenze ove opera dal 1975 al 1992 in varie scuole del Quartiere 2: Pilati, Diaz e Giotto.
Funzionario fortemente impegnato e motivato, è stato insignito dal presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere Ufficiale al merito.
Da Pensionato, ha continuato ad occuparsi soprattutto della sua terra, dedicando al natio loco una inesauribile serie di scritti.

MORMANNO FAVOLA DI UNA REALTA’
Tipografia Stella, Firenze (1981)

GLI ALTI BRUZI E IL LORO LINGUAGGIO VOCABOLARIO
Tipografia Stella, Firenze (prima edizione 1985)

IL VOCABOLARIO DIALETTALE DEGLI ALTI BRUZI
Tipografia IL COSCILE, Castrovillari (seconda edizione 1995)

MORMANNO UN PAESE…NEL MONDO
Tipografia il COSCILE, Castrovillari (prima edizione 1999)

UOMINI, TRADIZIONI, VITA E COSTUMI DI MORMANNO
Phasar Firenze, (prima edizione 2000)

RICORDI DI VITA MAGISTRALE
Phasar Firenze, (prima edizione 2001)

MORMANNO UN PAESE…NEL MONDO
Phasar Firenze, (seconda edizione 2007)
Consultabile su ARCHIVE.ORG

DIZIONARIO DIALETTALE ETIMOLOGICO MORMANNESE
Edito a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Mormanno. (terza edizione 2009)

NOTABILI ED INTELLETTUALI SUL PONENTE DELLA CALABRIA CITRA
Grafiche Zaccara, Lagonegro 2010

POVERI E RICCHI DEL SETTECENTO MORMANNESE
Phasar Firenze, (prima edizione 2015)

LA PLEGGIARIA GRATUITA A FAVORE DEI CITTADINI DI MORMANNO
Phasar Firenze, (prima edizione 2015)

PASSEGGIANDO PER IL POLLINO
Phasar Firenze, (prima edizione 2015)
Consultabile su ARCHIVE.ORG

MORMANNO ATTRAVERSO I SECOLI
Il volume contine quattro testi gia editi, riveduti e corretti
a) Poveri e ricchi del ‘700 mormannese
b) La pleggiaria gratuita a favore dei cittadini di Mormanno
c) Uomini di Mormanno
d) Mormanno …un paese nel mondo carrellata su opere e uomini di chiesa Ediz. Phasar Firenze (2019)

GLI ALTI BRUZI E IL LORO LINGUAGGIO
Dizionario etimologico del dialetto di Mormanno corredato da storia e tradizioni
Phasar Firenze, (quarta edizione 2019)
Consultabile su ARCHIVE.ORG

RICORDI DI VITA
Phasar Firenze, (2019)
Consultabile su ARCHIVE

RICORDI DI VITA MAGISTRALE
Phasar Firenze, (seconda edizione 2019)
Consultabile su ARCHIVE.ORG

BOLLE DI SAPONE
Con introduzione-presentazione del compianto amico prof. Luigi Maradei Inedito 2020

IL CIRCOLO CACCIATORI DI MORMANNO
Più di un secolo di storia del sodalizio
Phasar Firenze, (2020)

Tutti i testi, tranne i due ultimi, sono in dotazione della Biblioteca Civica di Mormanno.

Ritratto del Maestro Fedele Barletta



Cromatismi quadritemporali …

Prendi un grande Artista figurativo (Rocco Regina) che, dall’incontro con immortale e profondo Poeta (Francesco Maria Tarantino) cambia il suo stile e lo trasforma in un astratto dell’anima.

Prendi la straordinaria intuizione del Nostro che, dipingendo quadrati perfettamente ed emozionalmente quadrisimmetrici, chiede ai suoi estimatori di “cercare, raccontare e raccontarsi qualcosa” in ciascuna delle quattro possibili viste spazio-animo-temporali.

Prendi poi quattro amici (Rosanna Filomena, Gerardo Melchionda, Antonella Multari e chi vi scrive) a cui stimolare una lettura poetica di venti di queste meraviglie pittoriche, assegnando a ciascuno un lato da cui partire e lasciando libera penna e fantasia.

Prendi infine una illuminata casa editrice (Apollo Edizioni) che crede nel progetto e uno straordinario catalizzatore (Francesco Aronne) di intuizioni, meraviglie e sentimenti condivisi che sprona e incoraggia.

Cosi è nato CROMATISMI IN ROTAZIONE di cui vi invito a leggere il lancio su Faronotizie dello stesso Aronne, che è anche l’autore della prefazione.

Il Maestro Rocco Regina tra le sue “creature”.

Ho scritto per i “miei” venti lati “illusioni” anatomiche. Voglio farvene leggere una ….

LOBO LIMBICO

Ricordi ? sono quello
delle poesie dentro i tramonti,
che ungeva
letti e strade
di petali di rose.

Il tale che ti ha preso un bacio
tra i fiori del giardino,
la sera della casa vuota
ma del cuore colmo
di passione.

Quello con cui
non hai mai fatto niente,
tranne che
le cose dell’amore.